Il ragazzo leone by Sconosciuto

Il ragazzo leone by Sconosciuto

autore:Sconosciuto [Sconosciuto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Solferino
pubblicato: 2019-03-07T16:00:00+00:00


8

Il mondo SopraSotto

«Cosa stai facendo, Rufus, non lo sai che è vietato guardare il Sole?»

«Aspetta Grifus, sta finendo di tramontare… E questi chi sono?»

«Hai visto la loro ombra? Devono essere enormi…»

Aprii gli occhi. Mi bastò un solo sguardo per capire che neanche questa volta eravamo tornati a casa.

Eravamo in cima a una montagna. Anzi, a guardar bene, attorno a noi non c’erano altro che montagne rocciose, rocce spigolose, spigoli vertiginosi e vertigini appuntite.

Non un filo d’erba e nemmeno un nido, intorno a noi non si muoveva un dito.

Per qualche istante ancora restammo immersi nella luce tiepida del crepuscolo. Poi, all’improvviso, il palcoscenico del cielo si fece buio, illuminato solo da una cometa, la più bella del firmamento.

Era la ReginaCometa che aveva osservato il nostro atterraggio.

Poi se ne andò. Forse per sempre.

O forse no.

«Dài Rufus, ora che la sua ombra è scomparsa, vai a prenderlo!» riecheggiò la voce che mi aveva svegliato.

«Perché io, Grifus? Io ho paura! Vacci tu!»

«Uffa! Perché devo andare sempre io?»

«Perché sì! Perché ti chiami Rufus!»

«E che c’entra? Ti ho già detto che ho paura! Vacci tu allora, che ti chiami Grifus!»

«Tu hai sempre paura. E comunque no, mi dispiace. Io non posso.»

«E perché mai?»

«Che domande: perché mi chiamo Grifus, no? Ora vai, prima che il Re si accorga che non siamo giù con gli altri» e con uno spintone, una figura tozza entrò nel mio campo visivo. Due manone tremolanti ci sollevarono come fossimo formiche e vidi un gran testone dalle orecchie a punta e due occhioni pallidi.

«Mamma mia quanto è brutto! Ma che cosa è?» disse una bocca schifata. Sarai bello tu, pensai, e poi chi gli aveva chiesto un giudizio?

«Sembra… un bambino» ribatté un ghigno perplesso.

«E che ci fa un bambino qua tutto solo?»

«E questo coso di pezza?»

«A lui penseremo dopo! Svelto, portiamoli giù nel SopraSotto.»

Ecco: «coso di pezza» se lo poteva risparmiare. Se non fosse stato che la mia coda era finita sotto le zampe del RagazzoLeone, gliene avrei dette quattro, a quei due. E se proprio devo dirvi la verità, mi ero un po’ stancato di essere preso e portato in giro da perfetti sconosciuti. Soprattutto se si trattava di giganteschi troll.

Ma avevo scelta? Non l’avevo.

Sempre sorretti da quelle manone, ci inoltrammo fra gli speroni di pietra, poi dentro una caverna. Era enorme, ci scorreva un fiume e sui muri il luccichio di lampioni e pietre preziose segnava il cammino. La luce naturale, che al momento era quella fioca delle stelle, entrava da un unico punto, in cima al costone e da lì rimbalzava di diamante in zaffiro. C’erano laghi e cascate, alberi e piante. CaseCaverna scavate nella roccia, cunicoli e miniere.

Nell’aria aleggiava uno strano odore. Un olezzo pesante di cavolo bollito. Sembrava che per cena il menu prevedesse polenta di muschio bagnato condito da un ragù di frutti ammuffiti. Vomitevole.

Molti di voi se lo staranno chiedendo. Ebbene sì, anche i pupazzi hanno il naso. E le vostre, se vogliamo chiamarle così, esternazioni odorose, miei cari, le sentiamo anche noi…

Forse fu proprio la puzza a svegliare Primo.



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